SERIE "CASI UMANI"


QUELLE ESTATI IN CAMPEGGIO
Holly è convinta di avere trovato la sua dimensione, dove la monotona quotidianità le serve per andare avanti nella vita che si è ritrovata a vivere non per sua scelta.
E tutto continuerebbe probabilmente ad andare avanti così, se non fosse che un giorno, per caso, all'autonoleggio in cui lavora, arriva un cliente che lei conosce fin troppo bene: Samuele Rosso.
Il suo primo tutto.
Il ragazzo con cui ha trascorso, insieme ad altri amici, diverse estati in campeggio da quando aveva otto anni.
Il ragazzo che non vede ormai da tempo, dopo che un anno lei non tornò più lì.
Il ragazzo che nonostante questo le risveglia quel cuore che sembrava aver smesso di battere da un po'.
Grazie ai suoi colleghi si convince a tornare in campeggio ancora una volta per una rimpatriata.
Ma sarà possibile riuscire a fare finta che questi undici anni non siano passati? E riuscirà a continuare a tenere segreto ciò che non ha mai rivelato loro?
Personaggi principali
Holly
All'anagrafe Olivia Benedettini, è nata il 22 giugno 1991 nelle Marche, ha 27 anni all'inizio del libro e lavora in un autonoleggio nell'aeroporto di Malpensa.
Dagli 8 ai 16 anni ha trascorso le estati in campeggio sulla Riviera Romagnola, dove era stata accettata in un gruppo di amici che si ritrovavano lì tutti gli anni. Molto riservata anche con i colleghi, conduce una vita tranquilla.
E' celiaca.
Samu
All'anagrafe Samuele Rosso, nato nel 1989 a Bologna, ha 29 anni all'inizio del libro, è biotecnologo e fa il formatore in una ditta di ricerca e diagnostica.
Ha conosciuto Holly il primo giorno in cui lei è arrivata in campeggio perché erano vicini di bungalow; inizialmente per prenderla in giro l'ha soprannominata Patty, ma poi ha continuato a usare questo nome in maniera più affettuosa.
Alice
All'anagrafe Alice Longo, è nata nel settembre 1980, ha 38 anni all'inizio del libro ed è la responsabile dell'ufficio di autonoleggio dove lavora Holly.
All'anagrafe Morgan Ricci, nato nel 1990, ha 26 anni all'inizio del libro, collega di Holly e Alice nell'autonoleggio. E' sempre allegro e giocosamente sfrontato, molto curioso e attento ai dettagli dei racconti degli altri. Convincerà a modo suo Holly a rivedere Samuele e a tornare in campeggio.
Dylan
Fratello maggiore di Willy, ha 3 anni più di Holly e viene da Bologna. E' il capo indiscusso del gruppo di amici del campeggio col suo atteggiamento da leader, sempre un po' provocatorio. E' però leale e protettivo nei confronti dei suoi amici. Gli piace dare soprannomi agli altri componenti, e chiamerà Holly Ossicino per tutto il tempo.
Willy
Nome intero William, ha due anni più di Holly, è il fratello minore di Dylan e compagno di classe di Samuele a scuola. Meno sfrontato del fratello, sta più sulle sue. Inizialmente non vede di buon occhio Holly, ma poi la accetta nel gruppo.
Clarissa
Martino
Salvo
Cugina di Martino, ha 3 anni più di Holly ed è una ragazzina molto snob, sempre perfetta nell'abbigliamento e nell'acconciatura come se fosse uscita da un catalogo di modelle. Guarda tutti dall'alto in basso, mastica chewing-gum rumorosamente ogni volta che vuole farsi notare e difficilmente fa attività in cui ci si possa sporcare.
Cugino di Clarissa, ha 3 anni più di Holly e anche lui è sempre molto curato e vestito con abbigliamento di marca anche quando è in campeggio. Ogni anno diventa sempre più bello ed è la prima cotta di Holly. E' l'unico che riesce a tenere testa a Dylan ed è l'unico di cui è geloso Samuele.
Ha 3 anni più di Holly, è un ragazzo abbastanza introverso e serio. E' il primo che andrà in campeggio senza genitori, stando in una tenda da solo.
Luna
Loris
Susanna
Ha un anno più di Holly, ma non sappiamo molto di lui.
Gemello di Susanna, ha 2 anni più di Holly, alto, timido, solo dopo qualche anno si confiderà con lei rivelandole un suo segreto.
Gemella di Loris, 2 anni più di Holly, bravissima nel disegno, le piace aiutare gli animatori e infatti diventerà una di loro quando avrà l'età per farlo. Non è mai stata con nessuno dei ragazzi del gruppo.
Vincenzo
Yvonne
Ha 2 anni più di Holly, è la ragazza più dark del gruppo sempre vestita con abiti neri e l'eyeliner spesso sotto gli occhi, ma nonostante questo le piace giocare a fare Cupido. Non ci si accorge subito della sua personalità, ma questa colpirà sia Martino che Dylan. Cugina di Yvonne.
Ha un anno più di Holly, è la cugina di Luna di cui è l'esatto opposto: adora i colori e gli unicorni e i cerchietti con le farfalle. Crescendo diventa sempre più alta e carina.
Marco
Fratello maggiore di Lucia, ha un anno più di Holly. Crescendo mette su tanti muscoli.
Lucia
Morgan
Figlia della vicina di casa di Holly e sua ex collega allo smistamento posta, hanno la stessa età e ogni tanto escono insieme quando riescono a conciliare gli stessi giorni di riposo.
Ariel
Rio
All'anagrafe Dario Benedettini, nato nel 1989, ha 29 anni all'inizio del libro. E' il fratello maggiore di Holly e ha una disabilità intellettiva. Adora il budino al cioccolato, l'acqua e i colori, di cui conosce perfettamente tutti i sistemi di classificazione e che usa per identificare le sensazioni che a pelle gli danno le persone e le situazioni. E difficilmente sbaglia.
In questo libro ci sono proprio tanti personaggi, per cui ho elencato tutta la compagnia del campeggio per agevolare la lettura, anche se molti sono personaggi minori
Elly
Nome intero Eliana, ha 2 anni più di Holly e ha abitato nel suo stesso paesino marchigiano, finché si è trasferita dal padre a Urbino per frequentare lì le superiori, dove ha conosciuto Martino.
Ruth e Helene
Amiche tedesche che vengono in vacanza in Italia e piazzano la tenda di fianco a quella di salvo.
Sorella minore di Marco, ha due ani meno di Holly, ma è molto timida e non si fa praticamente mai vedere nel gruppo.

Playlist
Questo libro vede crescere tanti ragazzini, che si sa, ascoltano tanta musica

Film (e libri)
Alcuni film che compaiono nel libro e libri (da cui sono stati tratti dei film)

Qualche pagina qua e là
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La voglia di vedere in faccia chi ha formulato la frase è più forte di me, così alzo gli occhi scoprendo il ragazzo in piedi di fronte a noi dall’altro lato del bancone. Non avrei dovuto farlo, perché faccio fatica a distogliere lo sguardo: capelli castani cortissimi, barba di pochi giorni ma ben rifinita, due occhi di un colore chiaro tra il verde e il nocciola, così particolare che mi suona ancora caldo e famigliare. Troppo famigliare.
La mia bocca si apre d’istinto e devo radunare tutta la concentrazione possibile per chiuderla, riuscendo a farlo solo quando la collega mi prende le chiavi dalle mani e io rinsavisco.
«Patty?» domanda lui con un filo di voce inclinando la testa lateralmente come se così potesse vedermi meglio, anche i suoi occhi sono sgranati dall’incredulità, mentre un sorriso si fa strada sul suo viso ormai ben definito.
Patty. Nessun altro avrebbe potuto chiamarmi così, perché il mio nome intero è Olivia, ma praticamente tutto il mondo mi conosce come Holly. Solo un ragazzo mi ha sempre chiamato in questo modo e, nonostante i suoi occhi mi abbiano già portato un’ondata di ricordi alla mente, ho bisogno di vedere per iscritto la conferma che sia davvero lui, quindi abbasso lo sguardo sul suo documento aperto davanti ad Alice: Samuele Rosso.
«Davvero devi leggere il mio nome sulla patente per riconoscermi?»
Scuoto la testa con lentezza non riuscendo a proferire parola, rialzandola dopo qualche istante con tanti di quei flash back che mi bombardano la mente da rimanerci stordita.
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* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * Quell'anno [...] arrivammo in campeggio che ormai era sera e dovetti raggiungere il gruppo al ritrovo dei Teen; misi dei pantaloncini corti che valorizzavano i centimetri in più delle mie gambe e una felpa leggera col cappuccio tirato in testa.
Quando entrai nel “Covo” gli altri si girarono mettendoci qualche secondo buono a riconoscermi dopo che abbassai il cappuccio sulle spalle.
«Cazzo, Ossicino! Ti hanno appeso a testa in giù quest’anno?»
Questo era il modo di Dylan di fare complimenti e quel soprannome mi era mancato. Si avvicinò per contemplare meglio il mio cambiamento ruotandomi intorno a trecentosessanta gradi, e nel frattempo si avvicinarono anche Willy, Salvo, Marco e Martino, affiancandosi spalla contro spalla con me increduli.
[...] Mi mancava solo un nome all’appello e lo dovetti cercare perlustrando tutta la stanza, finché lo vidi seduto in un angolo a fissarmi. Capelli più lunghi, tirati da un lato, sopracciglia più folte, mascella più pronunciata; i suoi occhi erano fissi su di me, strani, intenti a scrutarmi come se non gli piacessi, come se non riconoscesse più la bambina con cui aveva giocato negli anni precedenti. Rimasi a guardarlo a mia volta, ma lui non si mosse per venire a salutarmi, e semplicemente alzò una mano come se ci fossimo visti il giorno prima e non dodici mesi prima.
La sua reazioni mi colpì così tanto che alzai appena la mia mano in risposta e feci retro-front, dicendo agli altri che ci saremmo visti il giorno dopo perché ero stanca dal viaggio.
Tornai al bungalow a passi veloci, con le lacrime che scorrevano veloci sulle mie guance, asciugandole appena prima di vedere i miei seduti sulla veranda.
[...] «Possiamo fare una passeggiata qui nei dintorni?» chiese il permesso ai miei genitori.
«Certo» rispose subito mia madre, mentre mio padre emise più un grugnito che altro.
[...]«Ti faccio così schifo?» chiesi amareggiata.
«Io… cosa? Quando mai ho detto che mi fai schifo?»
«Perché allora non sei venuto a dirmi almeno ciao?»
«Perché…»
«Perché?» insistetti.
«Perché non sembravi tu, eri diversa.»
La sua dichiarazione mi fece rimanere di stucco, alzai lo sguardo su un Samuele che improvvisamente sembrava essere diventato timido.
«Anche tu sei cambiato.»
[...] «Quindi non ti faccio schifo?»
«No che non mi fai schifo! E a te faccio schifo?»
«No, non mi fai schifo.»
Fu la dichiarazione più strampalata che ci saremmo potuti fare, che mi lasciò con le farfalle nello stomaco, e più lo guardavo più le farfalle si agitavano.
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Il mattino dopo non andai a svegliare Samuele, vuoi per la decisione presa la sera precedente, vuoi perché non avrei saputo esattamente dove andare a cercarlo.
[...]Mi preparai con molta calma e arrivai in spiaggia verso le nove e mezza.
[...] Mi posizionai di fronte a Susanna che stava disegnando su un album da schizzi e notai che i suoi disegni erano sempre più spettacolari: una specie di fumetto con personaggi gotici.
«Sei davvero brava, wow!» le dissi.
«Grazie!»
«È la famiglia di Luna!» scherzò Dylan che era arrivato in quel momento, posizionandosi di fianco a me, ma accorgendosi subito che qualcosa non quadrava.
«Ehi, qui manca un telo. Dov’è finito Pongo?»
«“Pongo?”» chiesi.
«Intende Samu» chiarì Susanna senza distogliere lo sguardo dalla sua opera.
«Perché “Pongo”?»
«Oh, è una lunga storia. Dov’è comunque?» domandò esplicitamente a me.
«Non lo so, starà ancora dormendo immagino.»
Dylan guardò prima me e poi gli altri, come se avessi detto una castroneria.
«Non lo sai. Non lo sa» confermò agli altri che si misero a ridere sotto i baffi.
«Va bè, quando avete finito di prendermi in giro per qualcosa che non capisco ditemelo» commentai piccata sistemandomi sul telo e infilandomi le cuffiette nelle orecchie. Avevo una maglia di quelle che proteggono dai raggi UV e Dylan ovviamente la notò subito.
«Cos’hai cinque anni?» chiese punzecchiandomi su un braccio e facendomi togliere una cuffietta per sentire la sua domanda.
«Ho un eritema e non posso prendere il sole.»
«Ossicino, devi fare pace col tuo corpo! Ogni anno ne hai una nuova! Guarda qua come si diventa quando si fa pace col proprio corpo!»
In effetti Dylan aveva un corpo perfetto, si vedeva che lo curava particolarmente, eppure non mi aveva mai attratto.
«Per il momento ho fatto pace solo con il mio intestino e con le mie gambe.»
«In effetti le tue gambe sono da sballo» confermò fissandole.
Un’ombra tossicchiò e alzando lo sguardo vidi un Samuele con la faccia ancora addormentata e i capelli arruffati, come se si fosse alzato dal letto un minuto prima e fosse venuto direttamente in spiaggia. Stava guardando Dylan in cagnesco, mentre questo sghignazzava alla grande.
«Hai sbagliato posto» gli disse.
«Non credo proprio. Quando sono arrivato qui era libero e mi ci sono piazzato. Sei tu che sei arrivato tardi, Pongo»
«Non chiamarmi così. E non mi è suonata la sveglia» disse rivolgendosi invece a me.
Ah, quindi io ero la sua sveglia?
«Io da qui non mi muovo» commentò Dylan infilandosi le cuffiette nelle orecchie e prendendo posizione sul telo.
Samuele sbuffò rumorosamente e temetti che decidesse ancora una volta di scaraventarglisi contro, invece semplicemente aprì il suo telo e lo mise davanti al mio, perpendicolarmente, chiudendomi il passaggio.
«Ehi, io così non posso muovermi» gli feci notare sottovoce.
«Potevi venire a svegliarmi» rispose con lo stesso volume, che gli altri udirono in ogni caso.
«Ti ricordo che non siamo più vicini di casa e non so dove stai adesso.»
«Piazzola 517.»
«Ehm, non è che ho la mappa del campeggio stampata in fronte!»
«Tieni.»
Tirò fuori un foglio dal suo zaino e me lo porse: era la mappa cartacea del campeggio, con tanto di piazzola n. 517 cerchiata in rosso. Lo fissai e non dissi niente, mentre gli altri risero a crepapelle.
«Perché hai quella maglia?»
«Perché ha un eritema e non può prendere il sole» rispose Dylan al mio posto, con il chiaro intento di stuzzicare Samuele, che ci cascò in pieno.
«E tu che ne sai del suo eritema?»
«Io so anche del suo intestino e delle sue gambe lunghe. Ci sono problemi?»
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